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LORENZO ZOPPOLATO
- LA LUCE NECESSARIA
La moderna società industriale ha emarginato l’immagine della morte. Quell’immagine che aveva un ruolo centrale nella vita dell’uomo sembra sia stata relegata nei territori poco frequentati della religione, della metafisica se non proprio della magia. I vecchi riti funebri che nell’esperienza della mia vita privata erano ancora visibili, facendosi medium di un pubblico riconoscimento, vanno ormai scomparendo. Eppure, fino a poco tempo addietro, partecipavo a una veglia funebre e seguivo qualche corteo. Il nostro fotografo, contemplando la realtà di un piccolo cimitero messicano, ne scruta i contorni, le presenze, le assenze e le atmosfere intorno; constata che occorre recuperare una “luce necessaria” per illuminare gli interstizi e le ombre che separano gli uomini dalle bestie, i sentimenti dalla materia, la preghiera dal silenzio; e, quindi, provare a riannodare la vita con la morte. Un apparente reportage fotografico sui “dias de los muertos” (riti che nelle culture sudamericane hanno così preziose peculiarità da suscitare le attenzioni dell’UNESCO - che li tutela come patrimonio dell’umanità -) si rivela, allora, un incontro-racconto sul senso della scomparsa, su quello dell’assenza, sul legame che si vuol far sopravvivere, sulla fedeltà alla memoria, sulla volontà di riprendere il filo di qualcosa, magari muovendo dalle tracce intraviste in un attimo di festa, di attesa dell’anima. La “luce necessaria” cercata dal fotografo è, allora, quella stessa, vitale, invocata (“Più luce”), in punto di morte, da grandi intelletti come Goethe o Leopardi, che cercarono, nel tempo ultimo, un’idea capace di guidarli nell’apparente buio della loro morte naturale. Per il Nostro, è “luce necessaria” quella che lo guida nei meandri di un realismo magico, che in letteratura e cinematografia (Garcìa Màrquez, Rocha) ha lasciato inquiete rappresentazioni di queste esperienze: un misticismo povero ma intenso, un’ironia amara e triste ma anche beffarda, una visione che da grottesca si fa ingenua contemplazione. E il linguaggio fotografico del nostro autore va in consonanza con queste esperienze perché costruito in un continuo di domande le cui risposte stanno nei margini dell’immagine laddove la rappresentazione sorride alla candela spenta o al fiore reciso, spegnendosi nell’arrivederci.
di Pippo Pappalardo
Biografia
Lorenzo Zoppolato un fotografo professionista di 28 anni. Nel 2014 ottiene una borsa di studio per il Master in “Photography and Visual Design” presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Inizia ad esporre in una mostra collettiva, con il lavoro “Expoland”, allo Spazio Forma Meravigli di Milano. Nel 2015 a Bibbiena, presso il Centro Italiano della Fotografia d’Autore, vince il secondo premio alla finale di “Portfolio Italia” organizzato dalla FIAF. Una serie di altri riconoscimenti lo accompagnano in seguito: dal 1° premio nel Concorso internazionale “Black&White photographer of the year” nella categoria “Emerging Talent Category”, al riconoscimento quale finalista nel Concorso internazionale LensCulture Street Photography Awards 2015, fino ad arrivare al 2018, con un recente riconoscimento, quale finalista, all'"Italian Street PhotoFestival".