ALBERTO BREGANI - UNSEEN

Alberto Bregani
UN’INTIMA CONVERSAZIONE
Fotografare le montagne è da sempre un’operazione così complessa e delicata da non essere inscritta nella più generale definizione legata al paesaggio ma di meritarsi il termine tutto suo di fotoalpinismo. In questo caso si fondono due passioni e relative competenze – quella per la fotografia e quella per la montagna – capaci di superare ogni ostacolo come dimostra la storia di Vittorio Sella che nelle sue spedizioni non poteva fare a meno di portava in vetta pesanti attrezzature da banco ottico e relative lastre in vetro. Al contrario, l’ingegnere tedesco Oskar Barnack che mal sopportava il peso sulle amate montagne, fotografava con una sua geniale invenzione di formato tascabile cui sarebbe stato dato un nome sinonimo di prestigio: Leica. Alberto Bregani è figlio del nostro tempo che ha evoluto la tecnica permettendo di coniugare peso, praticità ed eccellenza qualitativa ma è anche interprete di quell’amore per la montagna che è, questo sì, rimasto giustamente inalterato. Nelle sue fotografie, infatti, si trovano l’autentica e non retorica capacità di entrare in sintonia con la natura, il rispetto per l’ambente e quella che lui stesso definisce come “un’intima, silenziosa conversazione con tutti gli elementi che compongono il paesaggio”. Osservando le immagini in bianconero che qui propone sembra di ascoltare una singolare colonna sonora dove il silenzio è interrotto dal rumore cadenzato dei passi, dal fischiare del vento in quota, dal verso lontano di qualche rapace che sembra esprimere così la sua ebrezza del volo. Questa non è la montagna idealizzata dal Romanticismo, ma quella reale che ha conosciuto la sofferenza e la morte, quella che ha visto sostituire i sentieri ai camminamenti, i rifugi alle fortificazioni, quella trasformata nel teatro di una guerra che è stata definita Grande perché ha quasi cancellato un’intera generazione. Ma ora la montagna, ci dice il fotografo con queste bellissime immagini, si è ripresa il suo grandioso spettacolo e a noi non spetta altro che osservarlo come se vi fossimo immersi. La scelta del bianconero ci regala un mondo che sa rinunciare ai facili effetti coloristici per accompagnarci in un viaggio fatto di contrasti ora intensi ora delicati, di cieli attraversati da nuvole che esaltano tutte le sfumature dei grigi, di rocce che nelle profondità dei neri evidenziano la loro plasticità. Abituato a fotografare in medio formato e spesso su pellicola, Amberto Bregani qui utilizza invece uno smartphone. Non si tratta di una sfida ma di una scelta – dettata dal desiderio di cogliere l’impatto immediato con la realtà – perché ciò che conta resta il modo di fotografare: la consapevolezza che ogni scatto è il frutto di pensieri, attese, rinunce perché capita di non trasformare una buona idea in una bella immagine e progetti che non si ottengono al primo scatto né con riprese a raffica. Perché fotografare la montagna significa viverla con quella medita, intensa profondità che caratterizza i veri amori.
Roberto Mutti
Fotografo, scrittore, comunicatore per professione, compositore e pianista per hobby, Alberto Bregani (1962) è considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero. Figlio d’arte (il padre Giancarlo fu alpinista, scrittore, musicista, documentarista di montagna con premi cinematografici e letterari) è cresciuto a Cortina d’Ampezzo, nel cuore delle Dolomiti.
Accademico del GISM, Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, prima di dedicarsi totalmente alla fotografia, si è occupato a lungo di turismo montano e di comunicazione digitale fondando nel 1997 la rivista Web Marketing Tools, Strumenti e strategie per l’economia digitale , ricevendo nel 2000 il prestigioso premio “Cultura di Rete” , nell’ambito della Targa d’Oro per la Comunicazione pubblicitaria, con la motivazione “per aver particolarmente contribuito a dare valore aggiunto alla cultura digitale in Italia
Molto apprezzato per le sue originali conferenze, che spaziano dalla filosofia, alla letteratura, alla musica, ruotando intorno alla fotografia, ha dedicato molta parte del suo tempo all’attività di formazione attraverso la sua scuola di fotografia di montagna in bianco e nero a Madonna di Campiglio.
Nel maggio del 2017 è uscito il suo secondo libro “La montagna in chiaroscuro. Piccolo saggio sul fotografare tra cime e sentieri” (Ediciclo Editore) a lungo tra i best seller su Amazon nella categoria “letteratura di viaggio” e “Fotografia sportiva”.
Da fine 2018 vive stabilmente a Parigi con la famiglia.
Sta lavorando al suo terzo libro.
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