MARIO LASALANDRA"MISTERI ANTROPICI"

Nato nel 1933 a Este, sul limite meridionale dei Colli Euganei, Lasalandra eredita negli anni Cinquanta l’atelier del nonno materno, Federico Tuzza, pittore e fotografo. Presto inizia ad alternare l’attività commerciale con ricerche originali, fotografando in ambientazioni desolate personaggi clawneschi, sui quali l’influenza dei primi film di Fellini (La strada, Le notti di Cabiria) appare evidente.
In breve, le scene si fanno sempre più complesse e Lasalandra comincia a costruire fantastiche storie che, seppur prive di una rigorosa coerenza drammaturgica, sono piene di evocazioni e di riferimenti alle figure della mitografia del moderno.
Nascono così le sue serie celebri, Giudizio, 1967, Spaventapasseri, 1968, Filodrammatici, 1968, Storia di un dramma, 1970, popolate da suggestive schiere di angeli, vergini, profeti, maschere, attori, fantasmi. Figure barcollanti, che manifestano, attraverso il loro equilibrio precario, l’instabilità di un’epoca in cui la fotografia in Italia è attraversata da una crisi profonda e irrimediabile. Ma figure, al contempo, che si nutrono di un rapporto con la storia – dal dagherrotipo ad August Sander, da David Bailey a Diane Arbus – in un modo straordinariamente originale e che si offrono in una incessante, e tuttora inesausta, varietà di tipi e di situazioni. Figure che fanno di Mario Lasalandra uno degli autori più innovativi e geniali della fotografia contemporanea.

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Mario Lasalandra “ Misteri antropici”


Con i “Misteri antropici” Mario Lasalandra presenta una selezione della propria ampia produzione fotografica che prende vita dagli scenari potenti generati dalla finzione.
L’autore veneto, nato a Este (PD) nel 1933, acquisisce la passione artistica già nella giovinezza attratto dalla figura del nonno materno Federico Tuzza, pittore e fotografo. Negli anni 50’ avvia il mestiere di fotografo in Este e vive profondamente le atmosfere culturali della sua città orientate alla pittura e al teatro.
E’ da queste radici famigliari, unitamente alla scoperta della forza rivelatrice dell’ideazione scenica, che dagli anni 60’ egli si distingue con grande autorialità nello scenario della fotografia nazionale.
Le sue ricerche fotografiche orientate a svelare mondi interiori dell’uomo, si trovano in particolare sintonia spirituale col Nuovo Umanesimo che, tra gli anni ’60 e ’70, accendeva l’idealismo giovanile nelle manifestazioni di piazza e trovava profondità di contenuti nel cinema, nel teatro, nella letteratura e in tutte le espressioni artistiche.
E’ un umanesimo che, oltre alle dinamiche della storia e del pensiero filosofico, trova nuovi fondamenti teorici nelle innovative ricerche del ‘900 rivolte alla comprensione dell’animo umano, in particolare quelle avviate dalla Psicologia, dall’Antropologia, dalla Sociologia, ecc.

Mario Lasalandra dimostra come la finzione applicata alla fotografia possa mostrare cose sull’uomo (ànthropos = "uomo") che la realtà nasconde.
L’ispirazione drammaturgica e l’ideazione scenica sono le fasi preliminari del processo creativo di finzione che conducono l’autore alla scelta visiva di uno scatto che sempre la fotografia impone col suo essere comunque generata da un Hic et Nunc (qui ed ora).
Con la scena laboriosamente allestita e con cura istruiti i personaggi, Lasalandra nella scelta del momento dello scatto fotografico compie la magia di rendere concreta sulla materia sensibile quell’immagine mentale che ha ben chiara in mente, come la può avere un pittore.
Queste sue scene di “staged photography”, com’è chiamato oggi questo genere fotografico, della realtà spesso prendono integralmente solo l’uomo, con quella maschera che lo distingue nella vita, mentre il contesto è scelto come sfondo atto a fornire stranianti elementi rivelatori di senso.
Paradossalmente, le fotografie ideate da Mario Lasalandra se ci conducono a un nuovo sguardo sulla realtà umana, contemporaneamente ne rivelano la natura insondabile, perché mentre squarcia il velo dello stereotipo che definisce la figura, egli ci introduce alla visione dei nuovi più densi misteri che animano la sua sfuggente alterità: i “Misteri antropici”.

Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF