GINA SANGERMANO"STUDIO PER SILENZIO #1"

Gina Alessandra Sangermano e Michele Di Donato: due di uno

Due autori, due storie molto diverse accomunate però dalla necessità di trovare una forma ai pensieri, impastare le sensazioni più profonde su una superficie sensibile, quella fotografica. Il fine ultimo comune a Gina Alessandra Sangermano e a Michele Di Donato è dare una dimensione più esatta al proprio modo di sentire, tormentato, caparbio, duplice, creativo di Gina; denso, onirico, metafisico, riflessivo di Michele.
Le due personali Studio per silenzio #1 e Dell’immaginario, del reale ospitate dalla galleria DondolandoArte in occasione del Colorno Photo Life 2016 vogliono “respirare” insieme, pur mantenendo ciascuna la propria identità. In queste due esposizioni sono presentati due mondi fotografici uniti dalle origini dei due autori – il Sud è nelle loro radici e nei loro occhi – e da una conseguente maniera di approcciare alle immagini, piene di tradizione e, contemporaneamente di sperimentazione dell’intangibile: ciò che ciascuno a suo modo compie è uno studio per trovare il silenzio che si serve dell’immaginario ma per mezzo del reale.

Gina Alessandra Sangermano
Studio per silenzio #1

Ricordo, radici, famiglia, gesti vissuti e veduti compiere: tutto questo si accumula nella memoria di ciascuno di noi, si sedimenta e agevola la contemplazione che richiede silenzio, vuoto. Un vuoto però che non è perdita, assenza, ma spazio in cui far nascere nuovi pensieri. Questo tragitto mentale Gina Alessandra Sangermano, fotografa calabrese autrice delle immagini in mostra, lo ha effettuato centinaia di volte, in modo quasi spasmodico, cercando – attraverso la fotografia – di collocare ogni cosa al suo posto, fare ordine, prendere posizione sulla vita, sui luoghi della sua storia, su quelle sue radici tanto amate e tanto faticose. Studio per silenzio #1 vuole essere un tributo alla sua ricerca che, pur partendo dal caos creativo, proprio della personalità di questa giovane autrice, raggiunge l’ordine contemplativo – e non è un caso che ritorni questa parola – nelle immagini della Calabria, del corpo segnato dalla malattia (che ha portato Gina alla prematura scomparsa nel 2007), o nelle sue materiche Polaroid trasformate in un impasto di storie, memoria per l’appunto.
Studio per silenzio #1 è la sintesi di un’indagine che Gina ha compiuto su se stessa e sull’uomo per tutta la breve e intensa vita che l’ha vista fotografa e donna.

Gina Alessandra Sangermano nasce l’11 novembre 1966, a Bisignano (CS). È ultima di tre figlie. Nel paesello natale trascorre gli anni della fanciullezza e inizia a nutrire un forte interesse per gli animali. Crescendo, prende corpo anche la parte ribelle, originale e curiosa del suo carattere. Dopo il diploma decide di andare a studiare Psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Gina vuole fuggire dalla Calabria…
Roma è la sua seconda patria, incarna man mano le sembianze di terra adottiva. Malgrado la contrarietà iniziale dei suoi familiari, gli anni 1986-1987 sono i primi che trascorre come cittadina romana e studentessa di Psicologia, ma anche in questo contesto è presente il suo “doppio stato d’animo”: il rimpianto di aver lasciato i suoi cari e la terra natia e al contempo l’euforia per la nuova stagione di vita. È una ragazza indipendente che paga però a caro prezzo la sua emancipazione.
Il 7 novembre 1987 conosce Leo Scagliarini che diventerà poi suo marito.
Nel 1993 comincia a interessarsi alla fotografia: usa la reflex Nikon di Leo. L’anno successivo si iscrive a un corso di fotografia, poi comincia a lavorare e fotografa matrimoni, convegni, esegue ritratti, book per modelle, realizza progetti di ricerca. Frequenta diversi workshop (Tano D’Amico, in primis), e compra l’attrezzatura per stampare in camera oscura. Nel 1996 diventa la fotografa del centro Differenza Donna. Contemporaneamente comincia a sperimentare in camera oscura, acquista una fotocamera Pentacon 6x6, frequenta il negozio di fotografia De Bernardis e l’associazione culturale Officine Fotografiche, entrambi a Roma. Nel corso della sua attività scatterà molto in Calabria, ampia è la sua attività come ritrattista, fotografa molto anche durante i suoi viaggi. Nel 1998 acquista una Mamiya 6x6 con la quale realizzerà i progetti più maturi. Nel 2000 inizia la sua attività di insegnamento presso il centro diurno La Fabbrica dei sogni, al fine di inserire nel mondo del lavoro ragazzi con lievi problemi psichiatrici.
Non smetterà mai di fotografare, ideare, documentarsi, visitare mostre, lavorare, provare altre forme d’arte come il design, le istallazioni, i dipinti, la produzione di oggetti d’arredo, la scrittura, la ceramica, il riciclo. Appassionata dei film sperimentali di Man Ray, Gina Alessandra Sangermano lavorerà molto anche con la pellicola a sviluppo istantaneo Polaroid. Nel 2005 si ammala di tumore. Muore nel 2007.

Dal 2014 per volontà del marito di Gina, Leo Scagliarini, sono state intraprese una serie di attività per ordinare il vasto archivio di Gina e far conoscere il suo lavoro di fotografa attraverso una serie di iniziative progettate e realizzate a cura di Loredana De Pace. Di seguito sono elencate le più importanti: Vi presento Gina, narrazione per voce e immagine, evento tenuto presso Verdecoprente Residenze artistiche nel territorio, Perugia Social Foto Fest e Photolux Festival 2014; Non chiamatemi Gina secondo studio per la scena, Verdecoprente Residenze artistiche nel territorio (agosto 2015); mostra fotografica Una ragazza senza borsa, Ass. culturale L’Impronta di Cosenza (novembre 2015); intervista radiofonica per Radio Barrio, trasmissione Kodachrome (marzo 2016); presentazione d’autore Gina Alessandra Sangermano – Una ragazza senza borsa, collettivo WPS Photography di Roma. A queste iniziative, si aggiungono una serie di articoli pubblicati fra il 2014 e il 2016 sulle testate on line artapartofculture (http://www.artapartofculture.net/2015/03/21/la-storia-di-gina/), Collezione da Tiffany (http://www.collezionedatiffany.com/gina-sangermano-2015/) e altre ancora.